Iª EDIZIONE CONCORSO NAZIONALE DI POESIA

I vincitori della Iª edizione

1° Classificato
Andrea Bai – Insieme
Ascolta il grido silenzioso
di chi rimane nascosto
alla folla di sguardi.
Accogli con animo candido
chi balbetta emozioni
oscure al cuore di molti.
Accetta la mano insicura
di chi attende solitario
fuori dal cerchio dei simili.
Sarà dolce scoprire,
celata nello scrigno del diverso,
la gemma preziosa dello stare
insieme.

Il commento della Giuria

Insieme è il titolo della nostra poesia. Un titolo che sa di condivisione, di prossimità, di cura. Nella poesia i verbi sono d’accoglienza – ascolta, accogli, accetta – e gli aggettivi denotano attenzione affettiva, quella di chi si è messo in ascolto, di chi ha ben osservato – silenzioso, nascosto, candido, insicuro, solitario – aggettivi che rivelano interesse e presenza. Insieme è un modo di essere, ma non solo, perché insieme non è solo un avverbio, è anche un nome, un nome che fa riferimento ad un’unità, ad un gruppo, ad un’unica indissolubile famiglia, quella umana, all’umanità. Insieme è un traguardo, un premio, una gemma. Frasi brevi, parole semplici, Insieme è una poesia semplice.
Insieme è un messaggio che si intuisce. Un messaggio leggero. Un messaggio di pace.

2ª Classificata
Antonella Alia – Cammini convergenti
La solerzia di mani
che annodano nuovi legami
dipana l’attesa di speranze non più tradite e disilluse.
Sguardi e specchi ora riflettono tristezza dileguata
e l’inquietudine cessa di stagliarsi al buio del domani.
Senza pudore, risuona fragorosa l’allegria
nelle stanze più remote,
là dove i giudizi fardello hanno ingabbiato
le vite anelanti al riposo dell’anima.
Le maglie intrecciate rinnovano
la rete della tua e della mia forza.
Ti guardo, ti vedo: siamo nodi complementari
di preziose trame comuni.
E’ tempo di cammini convergenti.

Il commento della Giuria

Il tema dell’inclusione viene trattato nella poesia “Cammini convergenti” in modo originale: la soluzione data è, infatti, l’idea di un percorso che procede, includendo l’altro, nell’intento di superare le difficoltà di “giudizi fardello” che ingabbiano e limitano la possibilità di un incontro catartico e pieno. Piace, in particolare, il verso “ti guardo, ti vedo: siamo nodi complementari”, in cui emerge, in modo nitido, la forza di uno sguardo che sa vedere e comprendere. La poesia riscatta così l’impotenza tipica dell’uomo contemporaneo di provare empatia, come sottolineato, pur con una certa enfasi, nella chiusa “è tempo di cammini convergenti”. Sul piano formale, il testo è compatto e abbastanza armonico nella struttura chiusa a monostrofa.

3° Classificato
Eligio Omati – Te Sa Rigordat?
Turnaum de la scöla sül senté di urtài:
un quei büs in dala söla…serum propri di bagai!
Gherum növ, des an e i fastidi eran talment luntan
che gnanca un quatar sul quadernu l’era bun
da fam sta fermu.
E la sentium in dala pel la primavera, la videum vignì sü dala tèra:
un masèt de viöl su l’argin d’un foss…
e rideum senza mutif con l’argent viv adoss.
Un tuchel de pan l’era asèè per merenda
e via giugà a scundas dadrè da una quei tenda,
in una stala o sui casitt:
…”Sti atent a la pita ca la ga i purasitt!”
E l’està? A la bas, cun al su c’al picava…che silensio in dala curt!
Una gaìna ca la cantava fin a tram surd…
I donn a l’umbrìa a fa sculfin, e in una quei stala
la ragiada d’un asnin.
E par da ves là amò satà giù in tera, sensa culsett,
tütt mustulent, a giügà ai bugett.
Finchè rivava sira e ma ciamava la mamm:
sa salüdaum a la svelta e cureum per la famm.
Pö cun l’autünn vigneva subit fusch
e ghera pü nisün che restava fìna a tardi a giugà in dal busch.
E pö e la nebbia, e pö la nev
e pö al temp c’al par c’al bev i ann tütt d’un fià…
Forsi l’è propri inütil a sta chi a riguardà
Epür regalaria tus coss, resterai sensa nigut
per pudè in riva a un fos giüga amò ai bugett
a pè biut

Il commento della Giuria

Appartiene, a nostro parere, all’ambito dei luoghi
comuni considerare la poesia vernacola una forma
d’arte minore, sorella povera dei grandi
componimenti d’autore.
Qui, (mettere il nome dell’autore), autore di “Ta sa
rigordat”, ci dimostra invece come la poesia dialettale
– e nella fattispecie questa poesia – sia in grado di
mostrare il suo volto nobile e dignitoso attraverso la
capacità di coniugare sapientemente e senza retorica
i temi della nostalgia e del rimpianto per un passato
destinato inesorabilmente a scomparire –
emblematiche in questo senso le immagini delle
donne che fanno la calza, dei bambini a piedi nudi
che giocano con le biglie o della chiamata della
mamma quando comincia ad arrivare il buio – con la
capacità di sviscerare una scrittura lineare ma fluida e
di notevole spessore comunicativo. Un merito che gli
va senz’altro riconosciuto.