IIª EDIZIONE CONCORSO NAZIONALE DI POESIA

I vincitori della IIª edizione

1° Classificato
Edoardo Penoncini – Toca de note
Tóca de note de verzare e lastre
par vedare la luna co’ se lèva
e anca ‘l chièto tra ‘e cà,
po’ de șbingolòn sentarse su ‘l bancale;
tóca anca d’èsare brincà da ‘a frègola
de svolàr sènsa savère dóe ‘ndare
e finire là su ón vecio camin
ruinazo orbao de la so fornașa.
Tóca de’e volte a la fin de majo,
co’ i dei se incrosa co’n chélo sèsto
de ón archeto che immaga e corde de ón violìn

Il commento della Giuria

Maestria di un verbo accade e si apre la scena su un teatro notturno blu e limpido.
Una finestra si spalanca, forse persiane e, un po’ diafana, un po’ reale si manifesta una presenza. Di più, si siede sul davanzale, con le gambe a penzoloni nell’azzurro, come un Pierrot. E c’è la luna alta, che sparge argento nell’incanto della notte. Tra le case si allungano ombre silenziose. Poi il volo. Lieve come le parole che lo rappresentano, desideroso di leggerezza che non sa dove andare, e che sfiora, nel suo volteggio il sogno e la viva realtà delle cose, tra i silenzi e mattoni rossi di una vecchia ciminiera.
Poi la sinfonia fragrante di tigli e gelsomini a Maggio, così inebriante, così familiare – chi non vi si è mai trovato avvolto? – con pregnante sinestesia, fa la notte bella di profumo. Il finale è un desiderio liberato, un intreccio di respiri e di dita, musicali e aggraziati come un archetto che seduce le corde di un violino. Ed è magia.
Il poeta ha sapientemente scelto e tessuto voci, stemperato colori, fuso figure retoriche per un notturno pieno, appagante e sensoriale. Il lettore vi coglie un messaggio di mistero, di luce e di bellezza, poiché le parole attraversano il reale, lo accolgono, lo arricchiscono e lo trasformano in purissima poesia.

2ª Classificata
Diana Palma – Pioggia di maggio
Porticati passeggiati
chiacchierati di bugiardi;
previsione superba
pensosa,
parlante tirannica arroganza.
Pozzanghera fangosa
lapidata;
lapidario un mazzetto di lillà
abbandonato,
affogato:
umile tributo decaduto.
Cielo cenere
Dissolto in polvere;
sfumato celere
inconcepito
vacuo finale finito.
Presagio di giorni che saranno
tutti simili
umiliati ritagli di sole.

Il commento della Giuria

Nell’affrontare la lettura di questa poesia di Diana Palma, l’attenzione viene immediatamente e quasi inevitabilmente catturata da una sequenza di participi passati che non si pongono solo come semplici parole – forti, dirette, quasi ineluttabili all’interno di un contesto logico-grammaticale – ma si aprono come autentiche finestre sul mondo; rimando spontaneo alla rappresentazione di un’esistenza che non può essere che tragica e decadente anche in un piovoso giorno di maggio. E soprattutto in questo sta il grande merito dell’autrice, il quale fa della sua opera poetica un toccante e sapiente caleidoscopio di rappresentazioni immaginifiche nelle quali si coniugano e interagiscono con notevole maestria, originalità, pregevolezza della tecnica compositiva, piena consapevolezza della caducità.

3° Classificato
Bruno Centomo – Le cose dimenticate restano vive
Nell’area capovolta giaceva il vano
sentore sbagliato di mare o meglio
di nuvole dolorose e tepore sparso
di cose lasciate, un pò per sempre.
Si poteva mascherare con gli odori
inquieti della luce serale, delle case
che parevano affrettarsi per scomparire
prima delle proprie ombre disattente.
Lo scuotersi stridulo di penne tra i pini
e il guizzo leggerissimo delle piume
sentenziò che il tramonto era prossimo
e delle bugie aride seminate si poteva
ormai sorridere compiaciuti.
Finalmente come per dirsi
che non ci si poteva aspettare più nulla.
Dal giorno, da tanto spettacolo, dalla posa
d’assumere per farsi riconoscere l’indomani

Il commento della giuria

Colpisce, in positivo, nella poesia in concorso, un clima d’attesa lento, che prepara il lettore all’epifania finale, come se una rivelazione dovesse abitare le cose in una realtà complessa, statica, aliena.
Il ritmo narrativo dei versi amplifica questo stato, lo esalta, e l’impressione è di assistere allo sviluppo di uno spazio poetico che si estende inesorabile, fino a comprendere chi scrive e chi legge, le nostre azioni e noi. Così restano vive le cose nonostante la loro deriva nel tempo, così la nostra disillusione accade e nulla ci si può aspettare da quanto ci circonda. Il testo si caratterizza per dignità formale, segno di uno stile maturo e di una ricerca poetica ormai solida.


1° Classificato Poesia dialettale
Enrico Sala – Boff d’incoster
In ‘sto timid autoeun,
qaunti pàgin indurmentaa dènter.
pàgin indurmentaa dènter.
Pàgin de minèster fatt
inciocchii de ven,
de acqua diventàda pùlver,
de aquilón scappaa de man,
ma anca de suu mòrt
per ridà oeucc a la lüna
e de pè püssee svèlt del vènt.
Pàgin andaa in oca,
impulveraa de spazzascaa,
vegnen foeura
de la spirâl che mèna via,
sbaràtten la finèstra de la lûs
per sgulà soeu boff d’incòster e fàss puesia

Il commento della Giuria

Chi scrive sa di lingua dialettale: la riconosce come lingua madre, la fa sua, la rende con efficacia al lettore. Boff d’incoster, nella sua forma compatta a strofa unica, in bilico tra bozzetto e riflessione poetica, rappresenta una situazione minima: un quadro impressionistico, delicato, mosso da una patica opaca che lo sfuma. Niente vive e tutto vive lì dentro: così è per le minestre insipide, per gli aquiloni scappati di mano, dolci e tremendi ricordi consegnati all’oblio. Spetta alla poesia, poi, trovare la luce che li realizza al presente, li riconsegna a noi. Sul piano formale la potenza del linguaggio amplifica il senso di caducità che traspare dai versi. Lavoro compiuto in sé che non ha bisogno di altro. Per questo la giuria decide di assegnare il primo premio nella sezione dialettale al componimento.